Reviews

Questo corto mi ha spiazzato, mi ha letteralmente e praticamente commosso. Il finale è decisamente un pugno allo stomaco. Il fatto che si è qualificato in ben SETTE festival internazionali la dice tutta seppur il piccolo film non dispone di dialoghi ma da sequenze che si insinuano nell'animo dello spettatore e con sottofondo una musica azzeccatissima. "Oltre la siepe" è una prova tangibile che la vita di oggi è anche quella virtuale. Lo spettatore riesce a "connettersi" con i due personaggi, prova empatia per entrambi o meglio ancora soprattutto per uno dei due. Giulia e Manuel, due cuori in rete "impigliati" da una "rete" psicologica che nel finale Manuele decide di tagliare. Il disegno che brucia... altra abilità registica. Lo scambio epistolare diviene testimonianza di un'emotività collettiva, sia essa fragilità dell'animo o certezza del cuore, diventa comunque simbolo di un miracolo sentimentale impossibile, anzi, impossibilitato da concretizzare. Ci si può innamorare sul web senza conoscere la reale la fisionomia celata dietro le parole? Per la ragazza la dimensione protetta della Rete permette di tirare fuori fantasie e immaginazione, quel far cadere il proprio impedimento, e la chat è l'unica forma di "presidio" che le permette di esprimere le sue emozioni, del resto l'aforisma poetico finale non fa che avvalorare la mia tesi. Ne emerge un dramma sentimentale, non tanto nell'oggetto della ricerca, parliamo sempre di amore, ma nel processo che compie per giungervi ma senza congiungersi, sganciando una variante attenta e sensibile.

Che altro dire? Viaggio tra le coscienze di personaggi contrapposti. Prima parte impreziosita da una regia che dà movimento e sfrutta bene l'interconnessione. Nel seguito ci si sposta verso l'introversione fino a raggiungere un finale che deborda nell'amarezza e nella sconfitta. Bravi gli attori, realistici e in parte, compresa la sceneggiatura in forma chat. Ottimo lavoro!

Con questo cortometraggio Franco Di Domenico fa un Tris di Sette, giusto per utilizzare una terminologia da slot. C'è chi si venderebbe un rene... per continuare a giocare e chi invece vorrebbe salvare capre e cavoli. Un tema attualissimo, difficile da presentare ed evitando fortunatamente di cadere nella retorica. Principalmente è un racconto cinematografico di tipo drammatico ma con un pizzichino di thriller. Onestamente non so se esistono società che si occupano di trapianti di cervello, per cui per non dire una eresia evito di aggiungere che dispone di un piccolo elemento fantascientifico. L'incipit mi ha ingannato poichè quando il protagonista decide di farla finita con una corda al collo, ecco, nelle sequenze successive ho pensato ad un flashback e che quindi l'inizio fosse un anticipo dell'epilogo. Nel susseguirsi si intuisce di come il protagonista non ha più nulla da perdere ma la paura gli impedisce "colpi di testa" Sarà comunque troppo tardi per lui. La moglie ormai esasperata dai debiti e soprattutto da un marito diventato inutile, sceglie per se e per la figlia mettendosi d'accordo col mediatore. La sequenza potrebbe apparire a primo acchito poco verosimile ma invece non è così. Il mostrare il fiorente e rigoglioso sottobosco dei trafficanti di organi ai danni di individui come il protagonista è realistica e stringente per non parlare quel fornire senza eccedere squarci su ciò che spinge alla compulsione per il gioco, una veduta interiore su una disfatta. A cominciare da quella famigliare. La storia cattura lo spettatore dalla primo minuto fino all'ultimo in una spirale discendente di situazioni a momenti surreali, e a tratti addirittura morbose. La parte finale ambientata nell'istituto dell'igiene mentale è assai disturbante, si prova quel senso di pietà e di sgomento. L'uomo perde la testa, la ragione, i suoi affetti. Nessun recupero, nessun appoggio. "Slot Manchine" mi è piaciuto, sottolineo ancora di come sicuramente si è rilevato un film non facile da girare e da gestire, un film quindi ispirato e ispirato su certi versi alle tante migliaia di "vittime di gioco" realmente esistenti o nel peggiore de casi... esistite.

Di solito sono i papà che scrivono dal fronte... :(- La difficoltà, anzi, l'estremo rischio di vivere e nel peggiore dei casi morire in una delle più terribili missioni di pace chi è partito non per fare Rambo, ma per svolgere un lavoro con l'intenzione di farlo bene anche in condizioni proibitive. Un cortometraggio soffuso di tristezza e quindi su uno scenario assai sanguinoso e quindi doloroso. Ben inserite anche stavolta le immagini di repertorio estrapolate dal TG. Mi permetto di fare un qualche collegamento con "Halina e il gatto", c'è pur sempre quel messaggio orientato sugli orrori della guerra, non importa se in larga scala o meno. Comunque, non mi aspettavo che il padre della bimba fosse morto. Inizialmente credevo di trovarmi dinnanzi ad un "Movieletters cioè un cortometraggio imperniato prettamente sull'epistolare mentre lo è soltanto in parte ma ciò non toglie che la lettera rimane sempre il fulcro nella narrazione cinematografica. "La lettera" ha un mittente cioè la bambina e dei destinatari ovvero lo spettatore, La "firma" è suggellata anche dagli personaggi presenti in scena oltre che quella di regia. Franco di Domenico ha una visione diretta e realistica della realtà, una realtà che in questo caso... uccide. Lo scegliere "La lettera" come base si è rilevata una buona idea, per riassumere un contesto che ai nostri occhi risulta inconcepibile, travolti e assoggettati come siamo da un mondo dominato dal male. Il finale lascia costernati, l'annientamento della vita stessa. Non solo fisica. Complimenti!!!

Come nella canzone di Miguel Bosè "Se tu non torni", anche qui c'è quel senso di attesa, il rapporto uomo/cane espresso cinematograficamente in maniera sensibile e attenta, a tratti ansimante e doloroso grazie anche alla musica di sottofondo scelta ad hoc. Altro che Lassie! Chissà, magari il corto si ispira ad eventi realmente accaduti. La regia di Franco di Domenico in questo racconto cinematografico ha quel pregio di far riflettere ed anche commuovere lo spettatore. C'è una buona scelta degli ambienti e nel susseguirsi c'è un crescendo che segue la corsa di Lucilla alla corsa disperata per cercare di salvare il padrone, anzi, il suo migliore amico. Un cane peraltro intelligentissimo che si appresta in maniera sorprendente a fare "l'attore." Nel finale, il cane, sembra addirittura lasciarsi morire... Il suo spirito comunque sa attendere, con pazienza, il momento opportuno in cui potrà dimostrare per l'ultima che non c'è niente di più forte della lealtà ad un amico e della fedeltà nei confronti di chi l'ha amato. Che altro dire? Nell'essere un film amatoriale o meglio indipendente non posso che ritenere "L'attesa" una piccola perla con l'impronta e i toni tipici dell cinema di di Di Domenico. Una storia paradigmatica, dove i protagonisti e l'ambientazione tendono a rarefarsi in una dimensione fatta di malinconica e triste intimità. Non si può non restare rapiti e incantati dallo stile filmico senza tempo e non ci si può dimenticare... l'ultima sequenza.

Fate la carità? Per carità!!! Vai a fare del bene! Adesso ci si mettono pure gli accattoni in versione "Dummy". Beh, perlomeno il cane non è finto o di pezza. :-) Cribbio e pensare che lo spettatore durante una prima visione non si accorge che il clochard non è quello che dovrebbe essere, l'attore che interpreta il truffaldino ovvero Luigi Marietti mi ha fatto sorridere. Comunque, il piccolo film è fatto piuttosto bene, non si capisce dove si va a parare e questo è un pregio perchè così si ha la curiosità di guardarlo fino in fondo. Una bambina col gelato, un'altra passante, un'altra ancora, un passante che si ferma e si limita a leggere il cartello e riprendere il cammino (e ha fatto bene!) per poi arrivare al furbo giramondo col cane. Tutto qui ed è più che sufficiente! "Truffaldina" pure la musica, infatti vuole dare quel tocco di sensibilità mentre in realtà contribuisce a sviare sempre lo spettatore.

Ufficio di scollocamento o ufficio di coglionamento? Ho visionato col giusto interesse il cortometraggio, affronta una tematica attuale ovvero quello dell'inoccupazione, delle Agenzie per il Lavoro e dei giovani ed anche dei meno giovani che se va bene non trovano nulla, se va male (strano ma vero) trovano una nuova posizione di dubbio fine, come a voler sottolineare il creare nuovi posti di lavoro significa pertanto proporre cose improponibili dove per crisi diventa accettabile persino l'inaccettabile. Contenuto che vira sull'ambiguo sul cinismo, con una recitazione nella media della media, assistita da un cast perlopiù assai giovanile (dato il contesto ci sta) diretto e caratterizzata in maniera semplice, caricata di quella umoralità, quelle contraddizioni e quelle paure tipiche di chi sente la propria vita scivolare in un vicolo cieco e senza sbocchi specie lavorative, (la donna divorziata che non trova nulla è un esempio lampante) con delle sequenze che tendono a far riflettere lo spettatore in quanto racchiudono delle sfaccettature che contraddistinguono l'animo umano quando è in perenne contrasto con tutto e tutti, risultando a conti fatti una storia interessante, godibile e coinvolgente quanto basta per regalare una visione senza affanni, con una canzone in inglese perno davvero molto bella tant'è che mi piacerebbe sapere il titolo del brano. La visione, secondo l'etichettatura risulta comedy, beh... direi che non si ride, semmai si ride amaro in egual modo di uno dei personaggi che davanti al PC beffeggia parole come "Il lavoro nobilita l'uomo" e il senso dell'ufficio di Scollocamento, con il dovuto imboscamento del personale che in pratica e in teoria dovrebbe cercare seriamente lavoro agli interessati. Buoni i "costumi" dei personaggi, ad esempio mi ha colpito la ragazza seduta alla scrivania, risultava ridicolmente vestita alla Alice nel Paese delle Meraviglie per non parlare dell'atipico mascherato trio quanto l'atipico epilogo, con un fermo immagine tra il sardonico e il diabolico, quindi c'è per giunta del surreale, per non parlare dell'elemento interview dove non posso che condividere le parole delle donna, come a voler dire "Meglio un uovo oggi che la gallina domani" e al contempo mi trovo in disaccordo per via che il collocamento porta spesso e (mal)volentieri allo sfruttamento e allo scollegamento cioè all'allontanare persino i più volenterosi. Mi ha stupito che questa piccola operazione cinematografica è stata diretta da uno dei miei registi indipendenti preferiti ovvero Roger Fratter, ovvero l'autore di film di genere (Mimesis, Abraxas, Cymbaline etc.) dimostrando che riesce saltuariamente a staccarsi/distaccarsi dal suo tipico operato filmico mantenendo comunque alcuni suoi tipici marchi di fabbrica tra cui il far recitare belle attrici, realizzando quindi lavori come "Ufficio di scollocamento" che fa rima con "collocamento" in quanto colloco il cortometraggio, se mi è permesso dire di tipo esercizio cinematografico poichè i ragazzi della scuola Accademia Superiore Nuovo Cinema hanno avuto l'onore di una regia del già citato regisseur. Anzi, colgo l'occasione per segnalare che il film ha alcune pecche legate a quell'essere indipendente, il registro è quello, inutile negarlo, alcuni poi si atteggiano sulla teatralità che non guasta, sebbene l'enfasi crea svariate forzature. Per l'impegno profuso e per la tematica voto positivamente il cortometraggio, in verità nulla di veramente trascendentale e paragonabile ad altri lavori di Fratter però qualcosa dentro mi è rimasto, tra l'altro in passato mi sono trovato nelle stesse condizioni degli aspiranti lavoratori presenti in "Ufficio di Scollocamento", e solo dopo due anni di sbattimento ho trovato qualcosa, ragion per cui mettendo in conto una questione solidale, non cerco ulteriori peli nell'uovo.

As already explained above, I prefer the most feature films and short films from the 90s and early 2000s but I do not disdain the "new" works as always and in any case we need to keep up with the times (not just in cinematographic terms) and the 12 minutes de "Portrait of an awakening" were really well spent. The first thing that caught my eye was the title itself, and only in the end it is possible to trace the meaning of what I have just seen because Chiara's awakening of conscience takes place, which ultimately does not yield to a sort of sexual mobbing based on arrivism. And this is the central theme of this little film, because the ambition can also lead to give all of themselves ... in all senses, a very current condition, to be considered a real vice that stains everyday life by stealing and denying the charisma of those who are intelligent by nature, showing that being good is not enough. For example, the colleague of the protagonist is a striking example since playing the cards of femininity manages to blow the job to his colleague, the latter initially bewildered about what to do, not to say insecure, and then get up at the last minute first place his dreams and his dignity as a woman. I can only affirm the validity of the short, the actors in my opinion have a theatrical setting, especially the lover of Chiara, I particularly appreciated Maurizio Pulina, a character not really positive, much in part in the role that supports or that of a coordinator who plays good game bad weather, a versatile actor with the right pauses, (this is important) I consider him competent in all respects. Definitely to follow and to keep an eye on future film works. For the rest, everything is well done, ad hoc music, acceptable sequences and current issues, especially in this period of economic crisis and values. I promote the short.

Film of war, or at least mainly of war, as it cleverly mixes with the right doses, other ingredients and denotes in a concrete and intelligent handfuls of intellectualism, individualism, political and social ideology (which I still have to admit very truthful) but ... without exceeding or falling into simplistic rhetoric. Some sequences are quite violent and crude, such as suicide with the gun of a partisan, or the killing of a boy partisan (seriously wounded) by a companion The film is very long, lasting more than hard hours, a film that can be a real building block for those who might want a quick predominantly of war / action movie, so I feel compelled to recommend it only to those who not only have patience, but also curiosity and desire to discover and to acculturate as the film in question, is based on a memoir of Tae Lee, and then for obvious reasons, is based on true events and of which this film adaptation is considered FULLY failed. The location, for example, rarely (and I kid you not) in a Korean movie I've seen so used properly ... give the viewer the feeling of being there to fight and survive together with partisans What else to say?

I consider myself a vital film that has clear links and similarities Piagol and that "highlights" once again the supporters of North Korea as people and not as the personification of evil, and we see a good evolution, beginning with the 'initial enthusiasm for the struggle that aims liberation, and then transformed gradually into a struggle for survival, which is one of the most impressive parts of the film. A Sunk-Kee Ahn almost perfect and partly.

"The bad vampire" in this second part does not disappoint my expectations. To say that I liked is an understatement. A short film that maybe yes, it is fun, bright, comical, but ... has a depth and denotes reflection, especially in the sequence in which the child forces the poor vampire watching the special photos and with a remarkable background music, definitely the most poetic part of this small film, also the child is tender, especially when he tries to console the poor vampire. Based on what you want to represent the short, the child is more frightened by the evil that surrounds our world, rather than as characters out from the imaginary literary or film, the true horror so is our society. Very good interpreters, I have always had great admiration for the actor Pietro De Silva, and here, as always, is very, very good and excellent acting. The child played by Veronica Visentin is not far behind. Albeit brief, sympathetic even the introduction of the figure of Frankenstein starring the late Gammarota valid. All this is also about a very viable and successful direction, and the right pace. So in conclusion: W cinematography nineties !!!

It was not long ago that I indulged in watching a Japanese film mainly because I love Korean cinema, but accidentally I came to "The Abe clan".

I was impressed by this film, really well made and well acted, a film based on a folk tale which in turn was inspired by the real events, and to my mind was made a really good successful implementation. I must admit that the Bushidō code of those remote times was atypical, especially when it came to suicide. Forms of idolatry and respect the limits of the unthinkable, where everyone would give his life for his master .... just crazy and unthinkable in today's world. Bushidō code provided for the death or rather suicide freewheeling also for the rest of the family ... outbuildings children. Just terrible.

This film is considered a drama by the harsh tones, with good action elements, the blood can assure you that will not fail. Analyzing briefly the last twenty minutes, it is in fact witnessing a (memorable) brutal carnage. The thing that surprised even me was that I discovered (thanks to IMDb) that "The Abe Clan" had no theatrical distribution but a born product directly to the TV .... wow !!!! Qualitatively speaking not really notice. Also analyzing the settings and the characters and everything else, it does not seem even a film of the nineties ... in fact rather seems a samurai movie of the seventies. Really very good this film !!!!

I just watched the short film in question and do my warmest and sincere congratulations to those who made it, I loved it! This short is very different from what you see around, primarily because it is made with a documentary, there is virtually no drama, everything is improvised (including the Arab fun maccheronico Bruno de Stephanis) and then because in a short less than ten minutes this little film is successful in representing a seemingly different world ... but in reality instead is not so! Obviously I will not reveal the "plot" (although the word "plot" is an understatement in this case) for those who want to challenge themselves in the vision of this short film of which I recommend watching!

Spectacular and beautiful is an understatement I promise one thing: I've never been a fan of Leo Gullotta (although the Sicilian like me), but in this short I learned to appreciate as never before. I first liked the choice to use black and white and were stained some things ... wow never seen such a technique. Very particular. The short is very tasty and very sympathetic, denoting black humor, and is very interesting as the story unfolds. It may seem exaggerated in certain points, such as the scene of the electric chair. In Italy there is the electric chair, perhaps the director wanted to create a sort of alternate reality, on the other hand the short has a surreal side quite high and certain scenes are dreamlike nth degree Are without any critical comments, of course! Indeed it is this that distinguishes "The Cigarette" Finally sincere and warmest congratulations to the director and all the cast for making this short of good quality!

After being starved for almost a year about the contemporary Japanese horror genre, I decided to watch this Japanese little film! I have always been picky about the horror, they left quite biased from the start about the final outcome of the film and that I should not expect too much from this Zombie Dead, d 'on the other hand is NOT a feature film but a film by Home Video, (a very popular method of distribution in Japan) for which often limits and willingly than professionally made films are noticed. The film has too many things that should never be, he will first claim to be a kind of Survivor Horror, we find a protagonist who is the "situation" on the surface, the expressionless secondary characters, zombies that fall, get up and attack when pleases, suspense and fear almost zero .... There would be too many things to say but I will stop here ... in fact another thing in the cover of the protagonist sees Satomi holding a gun, in truth, there are no guns in the film, there are bars, wrenches, sticks. ..but no guns or rifles. Well, maybe the cover was created to better attract, on the other hand also the eye wants its part. Indeed about eye, the 'actress who plays Satomi though not have any particular artistic ambitions I have to state that it is very beautiful and very sexy, for example, the scene in which it is tied up and kicks him barefoot zombies I found it very sexy. In the end I think that the director is aware of turning something unappetizing, to make it more flavorful, he has made this beautiful actress in this film thus making the film less boring. But this is not enough to achieve sufficiency in this cinematic product.

This "Yeong-ja in Her Prime" turned out for me a great movie, a movie done well, shot and performed with skill and professionalism The master released by the Korean Film Archive is something spectacular.

And a very dramatic and bitter film, the viewer can not help but feel sorry for the poor and in love with Chang-of wriggling, spitting blood (in all senses), time and money to the unfortunate Young-Ja.

Very wise friend of Mr. Kim Chang-su that with his advice and his remarks warns him but the latter will even blinded by love trouble. Final then .... guessed, right and above denoting resignation. I will not describe the plot, this film and see, one of the few films 70 made well in South Korea.

I was impressed by this film and the bitter end.

Film dealing with particular abundance the bad psychological conditions (and also physical) of Korean women of the period was (in this case 20 years) This film I liked enough, there are no long-winded dialogue, on the other hand there is not need it, in this "Spinning the Tales of Cruelty Towards Women" the viewer has time to notice and see for all, as rapes, submissions , deprivation, slavery .... and what definitely not least the sex that the woman "INTENDED" not for their personal pleasures but useful and necessary to procreate ONLY On this (and much more) of the rigid based Korean company, a patriarchal society ruthless and tough. What about what I would like to point out the interesting scene in which Kil-rye (believed to be alone) try to masturbate, this scene makes you think, is short .... LEAST in his solitude, or rather in his heart was trying to be free , to be whether SAME, The film has a fairly slow pace, but the director has delighted us to some action scenes, I think it's a nice find at least the film so it is a little less heavy.

Finally after days of waiting, this morning The Marines Who Never Returned I arrived home and I immediately slingshots to see it. Lasciatemetelo say: Truly amazing! This Korean film since it has been realized by means of a co-production with the U.S. We can clearly see that the budget used is more higher than other numerous Korean war movie of the time and this is affected positively. The explosions are spectacular, the weapons when firing are very bad and look real, and the actors look like real soldiers, not only about acting but also by how they move, how they cover, how they attack. It is said that "seen a war movie, seen them all", it is not so because this time this film does not give a sense of already seen, has a soul and a story! I do not know it was based on a true story, but I would just criticize the English title "The Marines Who Never Returned" because virtually anticipates how it ends. Better the other title "Marines battleground". For the rest of recommended movies, and high-involvement!

I just finished watching and I must say that despite the due limits the film will enjoy it enough This type generally produced in Japan films, were (and are) in some way their size also in South Korea, although professionally and qualitatively could not (and fail) to match the Japanese colleagues. The Pubblic Cemetery Under the Moon despite the horror context is the predominant one is not only, in fact there's more! There is a good blend of melodrama, surrealism, fantasy and then finish on the typical Asian revenge. Although there are quite disturbing scenes in my opinion the film never does really afraid, even involuntarily tends to carnival, this mainly due to special effects and sound to good. However, despite a slow start The Pubblic Cemetery Under the Moon tents after the first forty five minutes scroll rapidly, it is not a long film, in fact lasts about ninety minutes, with a final expected yet adequate. Recommend the movie to fans of the genre perhaps out of curiosity would like to explore the beginnings or rather the beginning of the Korean horror film but also to those who want to watch a movie unpretentious.